Si è consumata ieri la
giornata più bizzarra e faticosa della giovane storia degli Amatori
Gonnosfanadiga, costretti a rindossare gli scarpini dopo ben due mesi di
inattività, pressoché totale, se si escludono le prime sgambate in vista del
prossimo torneo notturno. Solo qualche giorni fa, infatti, il
comitato CSI di San Gavino, preso atto...
...della rinuncia formale del Vallermosa,
vincitrice del campionato, ha preso contatti con i dirigenti gonnesi, per sondarne la
disponibilità ad affrontare questa impegnativa trasferta.
L’Amatori Gonnosfanadiga è di fatto la prima in ordine di classifica ad avere diritto
al ripescaggio in caso di forfait altrui, grazie al secondo posto ottenuto in campionato; e dopo rapida consultazione non ci si è
fatti comunque scappare l’opportunità. L’organizzazione ha però venduto ai dirigenti gonnesi
l’appuntamento come sportivamente privo di senso, ovvero, in pratica, come una specie di
amichevole, con zero posta in palio. Questo non ha tuttavia scoraggiato i temerari
amatori.
Un sabato di tardissima
primavera che comincia molto presto, col raduno al Bar Centrale; la conta e la
partenza, rigorosamente con mezzi propri, messi a disposizione dei più
generosi. All’appello non manca praticamente nessuno; anzi partecipano
anche due non tesserati. La prima tappa è obbligatoria per chi intraprende un viaggio verso nord:
Abbasanta. Ma invece dell’acqua, che il nome della località suggerirebbe abbondante, i
turisti per caso non resistono alla tentazione di riempirsi la pancia di
birra, andando in culo alle più tradizionali diete prepartita. L’arrivo
allo sperduto campo sportivo, situato nel periferico quartiere Città Giardino è
preceduto da un "piacevolissimo" tour per le vie della metropoli barbaricina. Non
resta via o traversa che non sia battuta, anche più di una volta, dalla carovana in cerca della sua
meta sconosciuta. Un serpentone di auto che attraversa la città in lurgo e in largo, in religioso
silenzio, senza proferir bestemmia. Credeteci. Quando finalmente questo c...o di campo finalmente
si materializza davanti ai loro occhi, la calura estiva ha già fatto i suoi danni, evaporando
molte delle energie in sudore. Si gioca in altura; il campo sportivo è
ricavato in cima ad una collina alla quale è stata portata via la punta; una spianata
panoramica che rassomiglia neanche poco vagamente ad uno stadio boliviano, nel cuore delle Ande. Sull’uscio
degli spogliatoi veglia un cagnolone extralarge, ospitato in una cuccia simil-palazzina. Cane esagerato,
volumetria esagerata. Nonostante il tempo perso, i gonnesi sono arrivati a
destinazione con largo anticipo sull’orario d’inizio. Ma non sono i primi.
Sul posto ci sono già gli avversari, componenti di una squadra
apparentemente giovane, della quale s’ignora la denominazione,
proveniente dal paese di Nulvi.
Dalle frammentarie notizie raccolte, questa squadra dovrebbe essere l’espressione calcistica amatoriale di un centro
vicino Olbia, iscritta al torneo omologo del Nord Sardegna. La vista di
questa società è uno schiaffo morale per tutto il gruppo. Gli avversari sono infatti
attrezzatissimi, indossano tutti la tuta di rappresentanza rossoblu, portano a
tracolla borsoni sponsorizzati e soprattutto sono giunti sul posto con un
pulmino privato. Per non schernire troppo la parte offesa sarà evitata al
lettore l’equipaggiamento assortito che ha invece colorato la gita dei gonnesi.
Dopo un interminabile
riscaldamento è l’ora dei protocolli; si comincia con l’appello, quindi si
prosegue con i rituali sorteggi per campo o palla, fino al fischio d’inizio. La
responsabilità tecnica odierna è tutta di mister Zeman, alias Augusto Dejas, fedele accompagnatore. Le prime
fasi di gioco sono frenetiche. Il biancogialli campidanesi assumono
l’iniziativa e imperversano per tutto il campo, sulle ali di quell’entusiasmo
ancora non svanito dopo un campionato davvero super, e un’imbattibilità da record,
difesa per tutto il 2001. Con i ritmi impressi alla gara il vantaggio non
tarda ad arrivare; è una naturale conseguenza. Lo sigla Fabrizio Casti,
colpendo maldestramente un rinvio sbilenco di in difensore avversario. I
gonnesi sono letteralmente invasati e, pervasi da deliri di onnipotenza, cominciano a
giocare di fino, con tacchi e brasileirate a go go, tentando di irridere
l’avversario, che invece minuto dopo minuto scopre il bluff.
Nulvi quindi dapprima pareggia, poi già prima dell’intervallo completa il
sorpasso. Nella ripresa la musica cambia. Si assiste ad un vero e proprio
assedio, con i sassaresi che piazzano le tende nella metà campo avversaria, esercitando un
dominio incontrastato che sballa i malcapitati gonnesi, i quali presto inevitabilmente s'innervosiscono. Va in scena un’autentica grandinata di reti, che s’interrompe
solo in occasione delle sostituzioni perditempo e delle “scaramucce” (scazzottata sfiorata d'un nulla) a bordo campo. A risultato ormai compromesso, i gonnesi, approfittando
della loquacità di qualche calciatore avversario, fanno, una dietro l’altra,
due clamorose scoperte: 1) il Nulvi ha vinto il proprio girone a punteggio
pieno (con 38 vittorie e neanche una sconfitta ne un pareggio); 2) sempre il
Nulvi, con questa vittoria ottiene il pass per le finali nazionali (ma non doveva essere una partita insignificante?). I gonnesi, imprigionati nel frullatore
sassarese, perdono il lume della ragione. Si fa aspro il confronto con l’arbitro,
soprattutto in occasione di un calcio di rigore fischiato contro troppo
generosamente. La contestazione scivola poi sull'aperta presa per il culo, con il direttore di
gara che sta al gioco, o fa finta di farlo. Matteo Meloni arriva addirittura anche
a fischiarsi, e poi a battere, un calcio di punizione, con l’arbitro che neanche
interviene. Poi nel grottesco finale, l’arbitro irride gli sconfitti
assegnando loro un penalty letteralmente inventato, per un fallo a centrocampo. Siamo sul 7-1, quando sul
dischetto si presenta il portiere, Raffaele Pes, che presa un’adeguata rincorsa
trasforma la meta, calciando il pallone come neanche nel suo miglior rinvio in
carriera. Il pallone oltrepassa infatti abbondantemente l’alta recinzione dietro la
porta per perdersi, rimbalzo dopo rimbalzo, a fondo valle. E’ l’ultima
americanata della partita, che precede il triplice fischio, giunto in anticipo sul novantesimo minuto, prima
che la situazione degeneri.
I gonnesi perdono poi anche
la sfida nel terzo tempo, non riuscendo a giungere in tempo nella sala dov’è
allestito il banchetto post-partita. Pasticcini terminati tutti durante la
doccia. Solo uno di loro, dirigente al seguito, riesce a tenere alta la bandiera; non ne faremo il nome, ma la stazza del
protagonista è più di un indizio. I gonnesi sono quindi costretti a rincasare a pancia
vuota. Anche nel viaggio di ritorno, sono poi stoppati al solito posto di
blocco, ad Abbasanta. Normale rifornimento. Di birre. La serata si conclude in una pizzeria di Sanluri, poi al
Bar Centrale, che nel frattempo è già il domani, ad affogare nell’alcool i dispiaceri di una giornata storica,
nonostante il risultato sportivo.
L’aver saputo, seppur
fortuitamente ed in ritardo, di giocarsi inconsapevolmente un titolo, non
ha tolto ai gonnesi la consolazione di potersi attribuire comunque la qualifica
di vicecampioni regionali del Centro Sportivo Italiano. Massimo risultato in quattro anni di storia.
Squadra schierata... da sx a dx... in piedi Sogus Antonio, Meloni Matteo, Casti Fabrizio, Zurru Paolo, Porcu Virgilio, Pes Raffaele, Pes Fabrizio, Littera Martino, Pili Franco, Dejas Augusto; accosciati Spina Salvatore, Meloni Giovanni, Ecca Maurizio, Pes Giorgio, Melis Gabriele, Mallica Massimo. (Foto di Carlo Peddis ... cliccare sulla miniatura per ampliarla)
Una fase di gioco
(Foto di Carlo Peddis ... cliccare sulla miniatura per ampliarla)
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